Ieri siamo scesi dall’Amichetta del Terzo Piano, cioè la bimba che vive proprio sotto di noi e che ha 3 settimane (e 3 chili) meno di Little J. L’ho messo per terra in camera dell’Amichetta e lui è rimasto lì, perplesso, immobile, con l’aria preoccupata. In effetti gli ci vuole sempre un pochino per lasciarsi andare quando è in mezzo alla gente. Dopo un cinque minuti di adattamento finalmente ha cominciato a interagire…l’Amichetta nel frattempo lo aveva già spintonato, aveva già suonato lo xilofono e la sua testa con una bacchetta di legno, lanciato e rincorso a gattoni due palline colorate…finalmente J accenna un sorriso e, come fa sempre, alza la manina paffuta puntando il dito indice verso l’Amichetta. Da un mesetto ormai indica le cose che vede, quelle che gli piacciono, quelle che vorrebbe prendere e toccare. Per tutta risposta l’Amichetta lo guarda, alza il sopracciglio (giuro, lo fa, non è un eufemismo) e gli addenta con entusiasmo il dito. Sottolineo che l’Amichetta ha messo il primo dente a 3 mesi e ora ne ha ben 9 nella sua boccuccia di poppante. Reazione: un pianto disperato di almeno due minuti. Inizialmente, per evitare di fare la mamma Oddioilmiobimbopoverinovieniquicheticonsolo, ho reagito con grande tranquillità, accennando anche un forzato “eddai, che vuoi che sia, per un morsetto…su su…”. Poi finalmente me lo sono preso in braccio, allontanandolo dal mostro divoratore, prima che oltre al dito gli mozzicasse qualcos’altro…e dentro di me ho pensato “piccola infida bambinetta, aspetta che a J escano i denti di sopra e poi vediamo…!!”.
Morso a parte, che è una sciocchezza, mi sono trovata a riflettere sul fatto che è importante che J impari a rapportarsi con il mondo, con gli altri, nanetti e non, e che impari come farsi valere senza prevaricare. Fin’ora ha vissuto nella sua bolla di neonato, protetto e coccolato, senza capacità né necessità di confrontarsi con l’ “esterno”. È istintivo per me cercare sempre di proteggerlo, e ora che ha nove mesi è anche giusto e normale. Ma prima o poi dovrà imparare a muoversi da solo…comunque, oggi pomeriggio gli insegno a tirare i capelli…non si sa mai, ecco.
Emme
Morso a parte, che è una sciocchezza, mi sono trovata a riflettere sul fatto che è importante che J impari a rapportarsi con il mondo, con gli altri, nanetti e non, e che impari come farsi valere senza prevaricare. Fin’ora ha vissuto nella sua bolla di neonato, protetto e coccolato, senza capacità né necessità di confrontarsi con l’ “esterno”. È istintivo per me cercare sempre di proteggerlo, e ora che ha nove mesi è anche giusto e normale. Ma prima o poi dovrà imparare a muoversi da solo…comunque, oggi pomeriggio gli insegno a tirare i capelli…non si sa mai, ecco.
Emme
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